l partiti ticinesi e le relazioni con l’Unione europea

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l partiti ticinesi e le relazioni con l’Unione europea

La sezione Ticino del Movimento europeo Svizzera ha chiesto ai partiti in lizza per le elezioni federali di esprimere brevemente la loro posizione sui rapporti tra Svizzera e Unione europea.

Ecco quanto abbiamo ricevuto (al 19.10.2023):

Il Centro

Anche se non sono una politologa, ma una pedagogista, desidero esprimere alcune considerazioni sui rapporti UE e Svizzera.

Sappiamo che viviamo nella complessità, in tempi di supremazia digitale e in una società liquida, per dirla con il filosofo e sociologo Zygmun Bauman.

Malgrado questo non sono positiva nel parlare del rapporto in oggetto. Infatti quando si parla di rapporto, si devono considerare le due parti e in questo caso le due parti preoccupano e non convincono per niente.

L’UE ha perso il controllo della situazione visto che non viviamo tempi di pace e non riesce a gestire la realtà europea, soprattutto per la guerra in atto e per la dimensione migratoria. L’allargamento dell’UE e questi due fattori hanno evidenziato la mancanza di una vision, di conseguenza una certa confusione sia nell’agire, sia nel non agire.

La nostra Svizzera vede un Consiglio federale con fragilità, soprattutto nel rapporto con l’estero: per certi versi ricorda la costituzione, per altri la dimentica.

È giusto aprirsi verso altri Stati con le diverse problematiche, ma spesso questo comporta dimenticare bisogni e valori identitari della Confederazione.

Ambedue gli elementi del rapporto non hanno saputo e non sanno «rileggere» la realtà attuale e operare una regolazione di obiettivi e modalità d’azione, che vuole dire «capacità di adattarsi a situazioni nuove con l’invenzione di mezzi nuovi» (Claparède).

La motivazione data che si decide in collegialità non la vedo molto vera, solo di facciata; esempi recenti dimostrano che alcune decisioni poco felici sono uscite da una testa sola. Confrontarsi, scontrarsi, ascoltare il collega di altri Dipartimenti porta ad una vera condivisione e quindi ad una seria corresponsabilità, più che necessaria e indispensabile in questo difficile momento.

Maria Luisa Delcò

Lega dei Ticinesi

La rottura, nel maggio del 2021, dei negoziati sull’accordo quadro istituzionale tra Svizzera ed UE è stata un passo doveroso. Occorre ora evitare che venga riproposta la versione “2.0” di quegli accordi, magari ad un costo perfino più elevato. Gli “elementi chiave” per un nuovo mandato negoziale con l’UE di recente resi noti dal CF non lasciano purtroppo presagire nulla di buono.

La Lega dei Ticinesi – che ebbe un ruolo determinante nel No popolare allo SEE il 6 dicembre 1992 – si oppone categoricamente alla ripresa dinamica, ossia automatica, del diritto UE, ai giudici stranieri della Corte di giustizia europea, all’applicazione in Svizzera della direttiva comunitaria sulla cittadinanza come pure alla trasformazione dei contributi di coesione all’UE in versamenti ricorrenti.

La Lega dei Ticinesi ritiene che non debba essere sottoscritto alcun nuovo trattato con l’Unione europea che leda la sovranità e l’indipendenza del nostro Paese, e dunque anche i diritti popolari.

Per la Lega dei Ticinesi è prioritario che la Svizzera torni a decidere autonomamente la propria politica migratoria. L’attuale libera circolazione delle persone incontrollata con l’UE si è rivelata fallimentare e deve pertanto finire.

La Svizzera deve ridurre la propria sudditanza e dipendenza nei confronti di Bruxelles e guardare con maggiore interesse a partner commerciali alternativi all’UE: ad esempio quelli dell’accordo transpacifico CPTPP, a cui recente ha aderito anche la Gran Bretagna.

Partito Liberale radicale – Liberta Energia Ambiente

Il Futuro della Confederazione Elvetica in Europa: Neutrale e Indipendente

La Svizzera, famosa per la sua neutralità durante conflitti mondiali, è chiamata a fronteggiare sfide uniche nel teatro europeo e mondiale.

Il suo status di neutralizzata, sancito nella Convenzione di Vienna del 1815 rappresenta un pilastro fondamentale caratterizzante il pedigree della Confederazione elvetica. L’allora l’impero russo era una delle cinque grandi potenze garanti e firmatarie. Mantenere questa neutralità è essenziale per preservare la sicurezza e l’indipendenza del paese e dunque lo stesso da ingerenze extra-democratiche esterne.

La Svizzera deve continuare a preservare la propria neutralità, anche poiché perno fondamentale per garantire la sicurezza geostrategica dell’Europa stessa.

Tuttavia, la Svizzera deve anche esaminare modi per collaborare con l’UE e i paesi vicini per affrontare sfide comuni, come quelle ambientali o della gestione dei flussi delle acque.

Dal canto suo, l’UE potrebbe considerare una propria maggiore integrazione politica a carattere federale, analogamente al modello svizzero o degli USA.

La cooperazione economica e politica con l’UE può consentire alla Svizzera di influenzare gli sviluppi europei senza compromettere la sua indipendenza.

Il futuro della Confederazione Elvetica sarà plasmato dalla sua capacità di navigare con successo in questo equilibrio tra tradizione e cambiamento.

Niccolò Salvioni

Partito socialista Svizzera

Dopo il fallimento, nel 2021, dei negoziati sull’accordo istituzionale con l’Unione europea, il Partito socialista Svizzera, ha elaborato un documento dove descrive quali siano le proprie strategie per la politica europea della Svizzera. Questo documento è stato approvato nell’ottobre del 2022 al congresso di Basilea con un’ampia maggioranza.

Nella sua strategia il PSS prevede un piano di avvicinamento graduale all’EU poiché, a lungo termine, un’adesione ben negoziata rimane la nostra migliore soluzione per evitare un inaccettabile e controproduttivo isolazionismo elvetico.

Per perseguire questo scopo e per preservare gli interessi della popolazione svizzera, sono tuttavia necessarie trattative ben studiate, specialmente per quel che concerne le questioni salariali, i servizi pubblici e la democrazia diretta.

Per il Partito socialista Svizzera la prima priorità consiste nel ristabilire la fiducia tra Berna e Bruxelles. Questo può essere realizzato con un aumento delle contribuzioni alla coesione e con un sostegno più ampio alla politica migratoria europea, accogliendo, ad esempio, un maggior numero di rifugiati.

Le trattative dovrebbero essere realizzate in più fasi: dapprima con l’elaborazione di un «accordo di stabilizzazione» quinquennale che regoli la partecipazione ai programmi di cooperazione, seguito da negoziati sull’accesso al mercato interno e alle questioni istituzionali.

La Svizzera dovrebbe inoltre adottare i principi del «pilastro europeo dei diritti sociali» e collaborare con l’Unione europea a norme fiscali comuni per l’imposizione fiscale delle imprese, e per combattere l’evasione fiscale. L’adozione del «pilastro europeo dei diritti sociali» sarebbe in particolare molto importante per il Cantone Ticino, già messo sottopressione dal dumping salariale.

Per il Partito socialista Svizzera è importante proseguire sulla strada di un’adesione ben negoziata, che mantenga e sviluppi i valori e gli interessi fondamentali della Svizzera e che permetta di raggiungere la parità, la pace e la stabilità in Europa.

Fabrizio Sirica

Unione Democratica di Centro

La Svizzera deve avere buoni rapporti commerciali con tutti, anche con l’Unione europea, che è un partner commerciale importante. La Svizzera è un paese con un’economia molto innovativa e dinamica, ha certamente delle carte da giocare anche nei confronti dell’UE. L’UDC è favorevole a migliorare e intensificare i rapporti con Bruxelles, ma in modo assoluto, non a discapito della nostra indipendenza e sovranità. Un accordo che prevede l’adozione automatica, o dinamica che dir si voglia, del diritto europeo è da combattere. Come è inaccettabile per le controversie tra Svizzera e UE ricorrere ai giudici europei. La Svizzera deve rimanere la Svizzera, con la democrazia diretta e dove l’ultima parola spetta al popolo. Sempre.

Piero Marchesi

Verdi liberali Ticino

La Svizzera, una nazione situata al cuore dell’Europa, rappresenta un connubio affascinante di geografia e cultura. In questo contesto, la cooperazione con l’Unione europea è stata una pietra angolare della politica svizzera. L’approccio bilaterale è stato un mezzo efficace per stabilire una serie di accordi che regolano diversi aspetti. Tuttavia, il contesto politico sta subendo cambiamenti significativi. I negoziati sull’Accordo quadro tra la Svizzera e l’UE sono stati interrotti, creando un blocco politico che sta minando le relazioni. Questo impasse ha creato incertezza e ha portato a una serie di conseguenze negative per la Svizzera. La disintegrazione delle relazioni bilaterali minaccia l’accesso della Svizzera al mercato unico europeo e comporta il rischio di danni economici significativi.

I Verdi Liberali Svizzeri (PVL) stanno cercando di riportare il dibattito sulla relazione Svizzera-UE su binari costruttivi, sottolineando l’importanza di una stretta collaborazione con l’UE è nell’interesse della Svizzera. I Verdi Liberali propongono concretamente due opzioni: un Accordo quadro istituzionale o l’adesione allo Spazio economico europeo (SEE).

L’Accordo quadro istituzionale rappresenterebbe un passo avanti significativo nella cooperazione tra la Svizzera e l’UE. La questione dell’integrazione europea è stata oggetto di dibattito e divisione in Svizzera. Alcuni sostengono che un maggiore allineamento con l’UE è essenziale per garantire l’accesso al mercato europeo e per sfruttare appieno i benefici della cooperazione europea. Altri, tuttavia, sono preoccupati per la perdita di sovranità e di controllo decisionale.

In sintesi, la Svizzera si trova ad affrontare una serie di sfide e opportunità nel contesto delle sue relazioni con l’Unione Europea. Il bilaterismo è stato un pilastro della politica svizzera per decenni, ma l’impasse attuale e le crescenti sfide globali richiedono un riesame delle opzioni disponibili.

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